Demolire ciò che non va per ripensare il territorio è questa la strategia per diventare Capitale della cultura 2022.
L’insolita provocazione arrivata da Pieve di Soligo: “Metodo più che eventi o cose da fare e cultura non come oggetto ma come sistema di pensiero”.

Ha colpito la giuria che dovrà decidere quale sarà la Capitale Italiana della Cultura nel 2022 l’insolita provocazione arrivata oggi da Pieve di Soligo: “Metodo più che eventi o cose da fare e cultura non come oggetto ma come sistema di pensiero”.

L’approccio alla cultura proposto dalla commissione scientifica che ha elaborato il dossier di candidatura di Pieve di Soligo e le Terre Alte della Marca Trevigiana ha fornito alla giuria del Mibact (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo) del materiale utile ad aprire un dibattito a livello nazionale su un nuovo concetto di cultura.

Sono quindi positive le impressioni, catturate a caldo tra i partecipanti all’audizione di oggi, dopo la conclusione del confronto con i membri della giuria che il prossimo 18 gennaio 2021 renderà noto il nome della città vincitrice.

Presenti all’auditorium Battistella Moccia di Pieve di Soligo, location scelta per il collegamento con il Mibact, il sindaco Stefano Soldan, il vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Pieve di Soligo, Luisa Cigagna, il coordinatore tecnico Federico Della Puppa, il coordinatore territoriale Marco Zabotti e il consigliere regionale Alberto Villanova, collegato da remoto.

L’audizione era divisa in due momenti con l’iniziale presentazione del dossier per poi passare alle domande della giuria, che non ha nascosto la sua perplessità legata al fatto che mancassero particolari eventi o “aspetti culturali tradizionali” da valorizzare nel corso del 2022.

Ed è proprio in questo momento che il confronto con il Mibact ha avuto quella svolta, forse inaspettata, che potrebbe cambiare il destino di Pieve di Soligo e delle Terre Alte della Marca Trevigiana.

La proposta di un nuovo approccio alla cultura, infatti, era la chiave di volta del dossier di candidatura pievigino che è stata accolta con favore dalla giuria, rimasta colpita anche dai video proiettati durante il confronto.

Nel primo, legato al concetto di decostruzione generativa, era presente un edificio in demolizione mentre nel secondo servizio un attore interpretava il sindaco di Pieve di Soligo che spiegava a un bambino quello che era stato fatto negli ultimi 30 anni per migliorare il paesaggio.

Durante l’audizione si è parlato della possibilità di ridisegnare un nuovo concetto di sostenibilità, partendo dall’Italia dei piccoli borghi che, nel caso di Pieve di Soligo, evidenzia un collegamento facilitato con città come Treviso e Venezia, università, fondazioni e istituzioni che la aiuteranno ad avere quella prospettiva globale necessaria a creare una rete capace di accogliere chi sceglierà di venire in questi luoghi.

Tra le suggestioni dell’audizione si sono distinte la “mossa del cavallo”, che si muove diversamente rispetto agli altri pezzi degli scacchi (per spiegare il pensiero laterale), e il “mattone come souvenir”, collegato alla rinascita dopo la demolizione dei capannoni e degli edifici dai quali, grazie alla sottrazione e non all’aggiunta (prassi che ha caratterizzato l’Italia negli ultimi anni), nascerà una nuova consapevolezza per queste comunità.

In questa visione del futuro per Pieve di Soligo e le Terre Alte della Marca Trevigiana, che andrà avanti a prescindere dal titolo di Capitale Italiana della Cultura, le nuove generazioni potranno fornire il loro contributo per la crescita di un territorio che sa di poter offrire molto a tutta l’Italia.

Fonte: qdpnews Pieve di Soligo